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{ "@context": [ "https://www.w3.org/ns/activitystreams", { "Hashtag": "as:Hashtag", "sensitive": "as:sensitive" } ], "id": "https://plusbrothers.net/maria-sole-03-simbiosi/", "type": "Article", "attachment": [], "attributedTo": "https://plusbrothers.net/author/admin/", "audience": "https://plusbrothers.net/@network", "content": "<p>MONDO REALE: alcune notizie mettono una persona di fronte a un &#8220;prima&#8221; e un &#8220;dopo&#8221;. Negarle, ridicolizzarle, sperare di aver capito male, sono le prime reazioni. Almeno fino a quando ci si accorge che da quell&#8217;attimo in poi, la vita è cambiata per sempre.</p><p>FANTASIA: l&#8217;amico invisibile di Maria Sole finalmente le si presenta per quello che è, qualcuno in simbiosi con lei per tutta la vita. E non solo con lei! </p><div class=\"wp-block-group has-global-padding is-layout-constrained wp-block-group-is-layout-constrained\"><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div><hr class=\"wp-block-separator has-text-color has-custom-verde-color has-alpha-channel-opacity has-custom-verde-background-color has-background\"/><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div></div><p><!--more continua a leggere--></p><h2 class=\"wp-block-heading\">Maria Sole 03: Simbiosi</h2><p>&#8220;Non dormire con lui? Patto accettabile&#8221;, dissi mentre mi stendevo più comoda sul divano. &#8220;Avrei volentieri fatto a meno di sposarlo fosse stato per me e lo sai! Certo che gli starò alla larga. Russa, puzza e lo sopporto sempre meno.&#8221;</p><p>&#8220;Vedi Sole&#8221;, la voce del mio guardiano si fece sentire chiara e suadente. &#8220;Da quando l&#8217;hai sposato non ho mai permesso che ti toccasse e perdonami se ti ho provocato dolore.&#8221;</p><p>Allora non era colpa della gravidanza! Tutto iniziò finalmente ad avere un senso: dalla prima notte di nozze ogni sera a letto sentivo nausea, tosse, dolore lancinante se solo Vladimir mi sfiorava. </p><p>L&#8217;unico modo per stare meglio era tenerlo a distanza finché una sera, quando mi infilò una mano tra le cosce mentre dormivo, mi colse una potente crisi respiratoria. Mi sentii soffocare e per qualche ora non fui in grado di muovermi, da quella volta però lui non mi toccò mai più.</p><p>&#8220;Sei incredibile&#8221;, sorrisi con la faccia premuta sul cuscino; &#8220;intervieni sempre nel momento giusto ma non serve uccidermi per liberarmi da quel porco!&#8221;</p><p>&#8220;Te lo ho detto Sunshine, io vivo in simbiosi con te e la piccola ma dare segnali al tuo corpo è l&#8217;unico mio modo per proteggervi entrambe. Aiutami tu a capire il linguaggio umano! Io non so come comunicare in altro modo!&#8221;</p><p>&#8220;Chi cazzo sei&#8221;, mi spazientii; &#8220;come facciamo a comprenderci se neanche so con chi diavolo ho a che fare?&#8221;</p><p>Uno, due, tre, respira. Ancora una volta grazie al solito metodo riuscii a domare l&#8217;agitazione. &#8220;Tu sei entrato in me col seme del mio idolo&#8221;, ragionai ricordando i libri gialli che leggevo insieme alle mie amiche di Bugliano e all&#8217;ingenuo sogno di diventare investigatrice. &#8220;Sei arrivato quando ho fatto l&#8217;amore con lui&#8230;&#8221;</p><p>La bambina scalciò dentro di me e il cuore sembrò scoppiarmi. Respira, Sole, respira. Ancora una volta tornai con la mente alla lunga, calda, intensa notte di Londra: il concerto, lo sguardo del mio idolo su di me, l&#8217;auto di lusso che ci accompagnava in un elegante albergo dove rimanemmo sotto le lenzuola ad amarci fino al giorno dopo. &#8220;Dove sei, amore&#8221;, mi asciugai una lacrima; &#8220;perché non sei con me!&#8221;</p><p>&#8220;Perché ci sono io&#8221;, la creatura invisibile rispose immediatamente. &#8220;Io da tempo sono parte di lui, e ora anche di te. Anzi, di voi.&#8221;</p><p>Il giornale scandalistico giaceva sul tappeto di fronte al divano, con in bella mostra la foto del mio idolo abbracciato a un altro uomo. Un crudele promemoria di un destino che credevo ormai segnato. &#8220;Allora tu sei&#8230;&#8221; Nascosi il volto sul bracciolo del divano prima di continuare; &#8220;tu sei il virus dell&#8217;AIDS! Perché a me! A noi! Io&#8230; Io aspetto una bambina! Non voglio morire!&#8221;</p><p>&#8220;Calma sunshine&#8221;, ribatté la creatura invisibile; &#8220;non è come credi. Non sono qui per ucciderti. Io voglio solo essere parte della tua famiglia e imparare l&#8217;amore da te.&#8221;</p><p>&#8220;Questa è buona&#8221;, mi persi in un sorriso amaro e incredulo. &#8220;Sento i virus che parlano, sono pazza&#8230;&#8221;</p><p>Quando mi girai su un fianco e chiusi gli occhi, però, la bambina iniziò di nuovo a scalciare. Avevo imparato a conoscere ormai i messaggi del suo corpo e i suoi piedini riuscivano sempre a farmi rimanere vigile. &#8220;Lo vedi&#8221;, continuò la voce. &#8220;Io sto parlando con lei, lei si muove dentro di te, e tu parli con me. Siamo già una famiglia anche se non lo sai, sunshine!&#8221;</p><p>&#8220;NO&#8221;, diedi un pugno al cuscino del divano e mi alzai di scatto, avrei solo voluto scappare più lontano possibile ma Vladimir aveva chiuso la porta a chiave, come tutte le sere.</p><p>Non potevo uscire di casa né dal mio corpo fonte di vita per mia figlia, ma che presto l&#8217;avrebbe condannata a morte.</p><p>&#8220;Tu non hai colpa cucciola&#8221;, bisbigliai accarezzandomi il pancione, &#8220;sono io che ho fatto cazzate. Io, solo io&#8230; Ho perso la testa.&#8221; </p><p>Colpii la porta con un ginocchio, con l&#8217;unico risultato di provocarmi un intenso dolore che mi fece sbilanciare. &#8220;Ehi, mantieni la calma&#8221;, la voce del mio finto angelo custode mi chiamò ancora, affettuosa più che mai; era palese che mi capisse più di quanto io conoscessi me stessa, benché io non lo volessi ammettere.</p><p>“Sunshine, fermati,” mi supplicò. “Stai sprecando energie. Lo sai che non puoi scappare da me, io sono qui per restare.”</p><p>Quelle parole mi ferirono, mio malgrado, e mi voltai appoggiando la schiena alla porta. “Chi mai ti ha autorizzato a chiamarmi così,” parlai a labbra socchiuse nel vano tentativo di nascondere la paura. “Non sei mio amico e neanche il mio guardiano. Tu sei…”</p><p>“Il virus dell’AIDS,” completò la frase anticipandomi con un tono beffardo.</p><p>Feci un passo in avanti, col cuore che batteva come un tamburo. “Sì! Sei quello che mi sta uccidendo! Tu stai… stai per ammazzarci tutte e due. Tu sei una malattia bastarda e mortale vattene via dal mio corpo!”</p><p>“Sai che non posso,” la sua voce decisa quasi mi paralizzò. “Quindi per favore smetti di essere ostile e presentiamoci come si deve. Tu sei Maria Sole, io HIV.”</p><p>“HIV,” il nome uscì dalle mie labbra come fosse una formula magica pericolosa. “Cosa mi importa come ti chiami, non cambia la realtà!”</p><p>“Sole,” ribatté, con una calma spietata. “Anche se non mi vuoi non posso sopravvivere senza di te. E tu… noi possiamo condividere una vita più serena se smetti di trattarmi male.”</p><p>Mi coprii il volto con una mano, trattenendo il pianto. “Non ho intenzione di allearmi con te,” dissi con un filo di voce. “Non voglio accettarti. Io devo liberarmi di te. Ridammi la mia normalità, voglio vivere senza dover pensare ogni secondo a cosa mi succederà. Voglio…” Mi interruppi, le lacrime mi scendevano lungo le guance. “Vorrei solo vivere abbastanza per vedere mia figlia crescere.”</p><p>HIV rimase in silenzio per un attimo, poi la sua voce tornò, consolatoria e allo stesso tempo determinata più di prima. “Piantala di frignare e ascoltami bene, Sunshine. Uccidere te e la bambina farebbe morire anche me! Tu mi credi davvero così scemo?”</p><p>&#8220;Che cazzo ne so io&#8221;, sospirai lasciandomi cadere sul pavimento freddo, la porta a impedirmi di crollare all&#8217;indietro. Ero troppo stanca e spaventata per ragionare lucidamente su quella grottesca situazione: &#8220;Come posso fidarmi di un virus?&#8221;</p><p>“Lo imparerai con calma, Sunshine, diamoci il tempo di conoscerci l&#8217;un l&#8217;altro.”</p><p>Restai seduta con la testa appoggiata alle mani, la bambina che scalciava dentro di me. Mi era rimasta solo lei e a nessuno avrei mai permesso di sottometterci. </p><p>&#8220;Mia piccola Speranza&#8221;, di nuovo parlai toccandomi il ventre ma una tremenda fitta mi fece piegare in due dal dolore. &#8220;In che mondo ti faccio nascere amore mio!&#8221; </p><p>Che strano, fino ad allora non le avevo mai dato un nome! La chiamavo sempre piccola, tesoro, cucciola. Quella però fu la prima volta in cui la associai a una vera identità. Speranza. Gioia. Iniziai a pronunciare nomi propiziatori ma i dolori aumentavano. &#8220;Sta per nascere e io sono sola&#8221;, piansi in preda al panico. &#8220;Aiuto!&#8221;</p><p>&#8220;Sono qui io&#8221;, il virus parlò di nuovo. &#8220;Lo vedi che hai bisogno di me? Stai calma Sunshine, respira. Tutto a posto.&#8221;</p><p>In effetti mi sembrò che le sue parole avessero alleviato il dolore lancinante che provavo, così mi stesi a terra malgrado il pavimento fosse tanto scomodo. </p><p>&#8220;Sono distrutta&#8221;, sospirai. &#8220;Aiutami a dormire, HIV, sempre se Speranza non decide di nascere adesso.&#8221;</p><p>Un&#8217;altra contrazione più forte delle precedenti, che mi costrinse in posizione fetale sul freddo marmo.</p><p>&#8220;Il nome, Sole! Non mi piace! Se la chiami Speranza o Gioia le porti male.&#8221;</p><p>Un virus parlante e anche superstizioso? E io, sola al mondo, dovevo contare su di lui come mio unico alleato. &#8220;Sarà meglio che mi aiuti a dormire&#8221;, replicai esasperata. &#8220;Poi al nome pensiamo domani.&#8221;</p><p>&#8220;Pensiamo&#8221;, parlavo di lui come fosse partecipe della mia vita da sempre. Senza accorgermene, già gli stavo offrendo più confidenza di quanta volessi veramente dargli. </p><p>&#8220;Dormire qui davanti alla porta? Non te lo lascio fare, torna sul divano! Sei incinta ed è meglio che tu stia sul morbido!&#8221; Incredibile come idea, un virus si stava preoccupando per me più di quanto facesse mio marito.</p><div class=\"wp-block-group has-global-padding is-layout-constrained wp-block-group-is-layout-constrained\"><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div><hr class=\"wp-block-separator has-text-color has-custom-verde-color has-alpha-channel-opacity has-custom-verde-background-color has-background\"/><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div></div><h2 class=\"wp-block-heading\">La parola chiave</h2><p>Sprofondai con la testa nel cuscino, la mente preda di mille pensieri. Vladimir russava forte dall’altra parte della casa e io sapevo che almeno per qualche ora avrebbe continuato a dormire.</p><p>Avevo chiuso gli occhi da poco e già stavo sognando la magica notte col mio idolo, quando il virus mi fece svegliare di soprassalto. “Ehi, Sunshine! Smetti di sognare! Ho una proposta”, in quell&#8217;attimo ebbi la sensazione che il mio cervello si liberasse da ogni pensiero negativo. &#8220;Riuniamoci a lui, Sole. Ora o mai più.&#8221;</p><p>&#8220;Se nemmeno so dove sta&#8221;, con gli occhi ancora intorpiditi dal sonno cercai di raccogliere le idee; &#8220;tu cosa&#8230; cosa sai di lui?&#8221;</p><p>&#8220;Che è in pericolo&#8221;, disse HIV senza mezzi termini. &#8220;Ce l&#8217;ha con me e finge di non sentirmi. Però magari se tu&#8230;&#8221;</p><p>A quell&#8217;eventualità non avevo pensato: il mio amato evitava di scrivermi, per proteggermi? &#8220;Dimmi qualcosa HIV! Dimmi dov&#8217;è! Parla con lui! Digli che sono incinta&#8230; Ti prego!&#8221;</p><p>&#8220;E come faccio se non mi vuole&#8221;, il virus per la prima volta sembrò in difficoltà. &#8220;Io non posso intervenire nei conflitti tra umani. Parla col suo Gifter, penserà lui a dirgli di noi e la bambina.&#8221;</p><p>&#8220;Il suo, il suo che?&#8221; Mi girai di lato, posando ancora gli occhi sul giornale scandalistico abbandonato a terra. &#8220;Se intendi questo&#8221;, indicai la foto dell&#8217;uomo abbracciato al mio amore; &#8220;è morto. Ti riferisci a lui?&#8221;</p><p>HIV non rispose e la sua parola cominciò a martellarmi in testa seguendo i battiti veloci del mio cuore. Gifter, Gifter, Gifter. L&#8217;avevo già sentita, ma dove? </p><p>Rimasi prona sul divano, il silenzio rotto solo da Vladimir che russava forte. Ma a un tratto udii una macchina passare in distanza con la musica ad alto volume e riconobbi immediatamente la canzone. Com&#8217;era possibile, a San Pietroburgo, tenere la radio così alta di notte! Con un pezzo del genere, poi.</p><p>&#8220;Ballade pour Adeline&#8221;, quante volte l&#8217;aveva suonata al pianoforte uno dei miei più cari amici. </p><p>L&#8217;automobile se ne andò in pochi secondi ma la musica continuò a suonarmi nelle orecchie! &#8220;Quanto vorrei avere una radio&#8221;, esclamai; &#8220;me l&#8217;ha sequestrata Vladimir appena siamo arrivati qua.&#8221;</p><p>&#8220;Lascia perdere!&#8221; intimò il virus, &#8220;e concentrati sull&#8217;indizio che ti ho dato!&#8221;</p><p>Ballade Pour Adeline suonò ancora più forte dentro di me quasi come provenisse dal divano! Ebbi l&#8217;impressione di tornare a Bugliano nel negozio del mio amico <a href=\"https://plusbrothers.net/person/beniamino-la-scala/\" data-type=\"person\" data-id=\"32366\">Beniamino</a>, e che lui eseguisse al pianoforte quel brano da me tanto amato. </p><p>Ricordai il nostro addio <a href=\"https://plusbrothers.net/maria-sole-01-matrimonio/\" data-type=\"post\" data-id=\"31960\">la settimana prima di sposarmi</a>, quando abbracciò le mie due amiche gemelle: &#8220;siete ancora più unite di prima, dal legame biologico acquisito dopo il concerto.&#8221;</p><p>Io, loro due, mio fratello e un&#8217;altra amica avevamo avvicinato il nostro idolo ma fino a quel momento vivevo nell&#8217;illusione di essere stata l&#8217;unica ad averci condiviso il letto. </p><p>&#8220;Oh mio Dio&#8221;, mi sforzai di tradurre in parole la mia paura. &#8220;Tu, HIV! La rockstar ti ha fatto girare per tutto il mio gruppo di amici? Ma come ha potuto&#8230;&#8221;</p><p>&#8220;Siamo una grande famiglia&#8221;, il virus raccontò come fosse la condizione più naturale del mondo. &#8220;Benny mi ha trasmesso al tuo amore, che poi l&#8217;ha passato a te e gli altri. Ma se non fosse per Gifter Benny&#8230;&#8221;</p><p>Allora io e i miei amici non eravamo gli unici a vivere col virus, chissà come HIV si comporta con gli altri? Ma ripensando al passato sciolsi ogni dubbio. </p><p>Spesso e volentieri quando frequentavo il negozio per sentire musica, vedevo Beniamino trattare i clienti adulti con un particolare occhio di riguardo; lo chiamavano &#8220;Gifter Benny&#8221;, o solo &#8220;Gifter&#8221; e guai se noi ragazzini usavamo quell&#8217;appellativo anche come semplice burla!</p><p>Una scena uguale accadde la famigerata sera del concerto: Beniamino abbracciò l&#8217;autista che lo chiamò &#8220;Gifter&#8221; davanti a me e alla rockstar, quando salii in macchina però si limitò a un breve saluto e se ne andò via di corsa. Non ebbi mai più il coraggio di chiedergli spiegazioni.</p><p>&#8220;Gifter Benny&#8221;, continuò il virus. &#8220;Se glielo chiederai, parlerà al tuo uomo. Non ho dubbi.&#8221;</p><p>Il telefono a muro appeso vicino alla porta era una tentazione fortissima, ma il russare di Vladimir bastò a farmi desistere. era vietato chiamare a casa, figurarsi gli amici! </p><div class=\"wp-block-group has-global-padding is-layout-constrained wp-block-group-is-layout-constrained\"><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div><hr class=\"wp-block-separator has-text-color has-custom-verde-color has-alpha-channel-opacity has-custom-verde-background-color has-background\"/><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div></div><h2 class=\"wp-block-heading\">La lettera</h2><p>Accanto al telefono però giaceva abbandonato un blocchetto di fogli bianchi e una penna. &#8220;Io scriverei al mio uomo, HIV, e manderei la lettera a Benny. Ma se poi non gliela consegna?&#8221;</p><p>“Non farti problemi in anticipo,” replicò il virus. “Scrivere ti aiuterà a capire chi sei, chi siamo.”</p><p>Esitai, poi afferrai il blocchetto e strappai un foglio; me lo appoggiai sul pancione, come a voler consentire alla bambina un dialogo spirituale con suo padre. </p><p>La luce elettrica avrebbe sicuramente svegliato Vladimir, così recuperai una candela da un cassetto e l&#8217;accesi; le mani sicure, lo sguardo vivo, sentii la presenza del virus come una nuova forza che mi spinse a dare un calcio al giornale scandalistico finché sparì sotto il divano.</p><p>Senza più alcuna distrazione raggiunsi il tavolo della cucina e mi sedetti, la penna ben stretta in mano. </p><p>&#8220;Caro amore mio&#8221;, iniziai a scrivere; mi accorsi che le parole venivano naturali, come se lui fosse davanti a me. Trattenni una lacrima.</p><blockquote class=\"wp-block-quote is-layout-flow wp-block-quote-is-layout-flow\"><p><em>Forse non dovrei scriverti, tu hai di sicuro la tua vita e io sono solo un ricordo sbiadito; ma sento che se rinuncio a questa lettera, me ne pentirò per sempre.</em></p><p><em>Ho bisogno di parlarti, </em>devo dirti ciò che sto vivendo. Sai amore, anche una cosa bella diventa un peso se non la condividi con chi ami.</p></blockquote><p>“Vai avanti, Sole. Scrivi. Ti sto ascoltando”, il virus si accorse delle mie lacrime e volle palesarsi per farmi coraggio. </p><p>Mi strinsi nel mio pigiama sgualcito, unico ricordo della mia patria, e continuai a scrivere.</p><blockquote class=\"wp-block-quote is-layout-flow wp-block-quote-is-layout-flow\"><p><em>Ricordi la nostra magica notte al concerto? Quando eri sul palco i nostri occhi si sono incontrati per la prima volta e ho capito che eravamo fatti uno per l&#8217;altra.</em></p><p>Poi fuori, davanti ai tuoi fan invidiosi, neanche li guardavi e io ero salita nella tua macchina. Il tuo autista era gentilissimo, ma per me si era fermato il mondo! Esistevi, esisti, solo tu.</p><p><em>Quando siamo entrati nella stanza d&#8217;albergo e mi hai stretta fra le braccia, mi sono sentita </em>amata per la prima volta. al sicuro come non lo ero mai stata. Sei l&#8217;unico uomo che mi abbia mai voluto bene davvero, io ne sono certa.</p><p><em>Adesso però sono spaventata, amore. Ho tanta paura per me e per lei&#8230;</em></p></blockquote><p>Mi bloccai, gli occhi ormai gonfi di pianto; girai il capo da un lato per evitare di bagnare il foglio e rimasi ferma a singhiozzare qualche minuto. </p><p>“Perché ti sei fermata?” mi chiese il virus, con un tono che non ammetteva obiezioni. “Così la paura ti dominerà! Non permetterle di comandarti, mia piccola Sunshine.”</p><p>Con mani tremanti afferrai di nuovo la penna e me la girai fra pollice e indice. Uno, due, tre, respira. Qualche secondo di esercizio e i singhiozzi finalmente si placarono. </p><blockquote class=\"wp-block-quote is-layout-flow wp-block-quote-is-layout-flow\"><p><em>Sono incinta, amore della mia vita. Aspettiamo una bambina, il nostro miracolo ma anche la mia più grande paura.</em></p><p><em>Il mondo è crudele e già ancora prima di vederla nascere, credo di non saperla proteggere abbastanza. </em></p><p><em>Ho scoperto di avere… un terzo incomodo che è entrato insieme a te, quella notte. Qualcosa che è parte di te e di me. </em></p><p>Come faccio a spiegarti, amore, sei lontano, io&#8230; non so come dirtelo. Tu me lo hai dato ma io non posso odiarti, non riesco. Ma non posso perdonarmi perché anche la bambina&#8230;</p><p>Non so cosa accadrà mio caro e se mai leggerai queste righe, ma non togliermi la speranza che un giorno verrai a vederla. La nostra piccola sarà la gioia mia e del suo papà. Con amore, tua Sunshine. </p></blockquote><p>Quando posai la penna mi resi conto che la candela si era consumata quasi del tutto, e nei suoi ultimi spiragli di luce piegai la lettera per infilarla in una busta che mi nascosi nel pigiama. </p><p>&#8220;E adesso come la mando a Benny! Devo per forza darla a Vladimir o a suo nipote.&#8221;</p><p>Il virus rimase in silenzio per qualche istante ma quando parlò di nuovo, la sua voce sembrò spaventata più di me. “Sei sicura? Se finisce nelle mani di un negativo non potrò più aiutare te, né la nostra piccola.”</p><p>&#8220;Mi hai detto di non toccare Vladimir, sì. Ma cosa intendi per negativi, spiegami!&#8221;</p><p>&#8220;Quanto sei testarda&#8221;, la risposta di HIV fu un misto fra affetto e sconforto; &#8220;un umano positivo è sotto il mio controllo. Ma i negativi? Come anticipo le loro azioni se non sto nel loro sangue? Sole! Ti prego! Non li devi toccare!&#8221;</p><p>&#8220;Va bene, virus. Sì.&#8221; Gli diedi una risposta di circostanza, cosciente che appena possibile avrei ignorato le sue raccomandazioni. Non avevo scelta. </p><p>Con la busta sotto il cuscino chiusi gli occhi e mi addormentai, molto più tranquilla. Sapevo di aver preso la migliore decisione per me e la mia piccola, che sprofondò nel sonno dentro di me.</p><div class=\"wp-block-group has-global-padding is-layout-constrained wp-block-group-is-layout-constrained\"><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div><hr class=\"wp-block-separator has-text-color has-custom-verde-color has-alpha-channel-opacity has-custom-verde-background-color has-background\"/><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div></div><h2 class=\"wp-block-heading\">Adrian, un favore!</h2><p>La mattina seguente, quando Adrian arrivò per portare i giornali, mi affrettai ad aprirgli la porta; la busta era nascosta fra i miei seni, al sicuro, dove a nessuno avrei permesso di toccare. </p><p>&#8220;Ciao, Sole&#8221;, bisbigliò lui allungando la mano. Io però feci due passi indietro per non toccarlo. &#8220;Lo zio dorme?&#8221;</p><p>&#8220;Più del solito. Ieri sera ha bevuto tre bottiglie!&#8221; Restammo a pochi passi uno dall&#8217;altra, la porta socchiusa e Vladimir che ancora non accennava a svegliarsi. </p><p>&#8220;Dai fammi entrare&#8221;, disse Adrian sbrigativo; &#8220;sta venendo dentro un freddo tagliente.&#8221;</p><p>Sempre cercando di non toccargli la mano afferrai i giornali e me li appoggiai accanto ai piedi. </p><p>&#8220;Glieli do io a Vlad, però vorrei chiederti un favore. Grosso. Ho una lettera e dovrei spedirla.&#8221;</p><p>Presi la busta e allungai la mano verso di lui che la afferrò in punta di dita. </p><p>&#8220;Oh, Bugliano!&#8221; esclamò fissando l&#8217;indirizzo. &#8220;Musica intorno! Il gestore di quel negozio è un bel tipo, lo conosco bene. Gliela mando io! Contaci!&#8221;</p><p>Lo ringraziai, ma un intenso bruciore alla gola quasi mi fece tossire e io trattenni il respiro. </p><p>“Oh no! Sicura di star bene, Sole? Hai l’aria di chi non dorme da giorni.”</p><p>“Sì,” mentii, indietreggiando ancora mentre lui provava a toccarmi una spalla. “Sto bene. Vai, per favore. E nessuno deve sapere di questa lettera, intesi?”</p><p>&#8220;Figurati! Affare fatto! Io l&#8217;anno prossimo farò l&#8217;università lì a Bugliano quindi conta su di me.&#8221;</p><p>&#8220;Grazie, ma ti prego adesso vai!&#8221;</p><p>Adrian infilò la lettera nella sua borsa e si allontanò, lasciandomi sola nel corridoio.</p><div class=\"wp-block-group has-global-padding is-layout-constrained wp-block-group-is-layout-constrained\"><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div><hr class=\"wp-block-separator has-text-color has-custom-verde-color has-alpha-channel-opacity has-custom-verde-background-color has-background\"/><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div></div><h2 class=\"wp-block-heading\">La paura di HIV</h2><p>&#8220;Sunshine! Che cazzo hai fatto!&#8221; Mentre il virus mi parlava arrabbiato avvertii dolore in tutto il corpo: mal di schiena, di gola, ancora la fitta lancinante al ventre. &#8220;Neanche ti rendi conto del guaio in cui ti sei messa! Come facciamo adesso!&#8221;</p><p>&#8220;Non ho avuto&#8230; Non ho avuto scelta! HIV! Mi fai paura così!&#8221;</p><p>“Sole, ascoltami. I negativi sono un problema enorme e non hanno diritto di conoscere la nostra vita. Spero che niente succeda ma in questa condizione non sono più in grado di proteggerti.”</p><p>Mi voltai, colpita da quelle parole. “Loro? Di che stai parlando? Perché odi chi non vive in simbiosi con te?”</p><p>“Non posso dirtelo,” rispose, la voce improvvisamente lontana. “Non ora. Ma ti prego, non farlo mai più. Promettimi che non diventerai mai amica di un negativo.”</p><p>“Come si può vivere così,” protestai. “Non posso fidarmi solo di te. Ti sembra vita, questa?”</p><p>“Io farò del mio meglio,” rispose, più calmo. “Ma potrebbe accadere che&#8230;”</p><p>&#8220;Cosa&#8221;, mi tenni il pancione con le mani in preda all&#8217;ennesima contrazione. </p><p>&#8220;Il guaio che hai fatto, Sole. Potrebbe costringermi a scegliere se salvare te o lei.&#8221;</p><p>&#8220;Lei&#8230; Lei&#8230;&#8221;, Più che una parola ragionata fu un suono istintivo a uscirmi dalle labbra, in quell&#8217;attimo non mi resi conto di aver deciso il mio destino. </p><p>Il silenzio calò nella stanza, interrotto solo dal russare di Vladimir ancora profondamente addormentato sul suo letto e io mi lasciai cadere di nuovo sulla sedia, il dolore al ventre ormai insopportabile.</p><p>&#8220;HIV&#8221;, ormai dalle mie labbra uscì solo un lamento strozzato. &#8220;Sei con me?&#8221;</p><p>&#8220;Sì, sono qui Sunshine. Sì. Dove vuoi che vada!&#8221;</p><p>&#8220;Sto male&#8230; aiuto &#8230; sta per nascere.&#8221;</p><p>&#8220;Provo ad aiutarti!&#8221; La sua voce risuonò emozionata, probabilmente angosciata allo stesso tempo. &#8220;Spero di farcela.&#8221;</p><p>I dolori si calmarono, giusto il tempo di tornare a stendermi sul divano; ero tranquilla, ancora il mio corpo non dava segnali diversi da quel dolore che andava e veniva.</p><p>&#8220;Forza Sunshine, mettiamocela tutta. Crediamo nella nostra simbiosi!&#8221;</p>", "contentMap": { "it": "<p>MONDO REALE: alcune notizie mettono una persona di fronte a un &#8220;prima&#8221; e un &#8220;dopo&#8221;. Negarle, ridicolizzarle, sperare di aver capito male, sono le prime reazioni. Almeno fino a quando ci si accorge che da quell&#8217;attimo in poi, la vita è cambiata per sempre.</p><p>FANTASIA: l&#8217;amico invisibile di Maria Sole finalmente le si presenta per quello che è, qualcuno in simbiosi con lei per tutta la vita. E non solo con lei! </p><div class=\"wp-block-group has-global-padding is-layout-constrained wp-block-group-is-layout-constrained\"><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div><hr class=\"wp-block-separator has-text-color has-custom-verde-color has-alpha-channel-opacity has-custom-verde-background-color has-background\"/><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div></div><p><!--more continua a leggere--></p><h2 class=\"wp-block-heading\">Maria Sole 03: Simbiosi</h2><p>&#8220;Non dormire con lui? Patto accettabile&#8221;, dissi mentre mi stendevo più comoda sul divano. &#8220;Avrei volentieri fatto a meno di sposarlo fosse stato per me e lo sai! Certo che gli starò alla larga. Russa, puzza e lo sopporto sempre meno.&#8221;</p><p>&#8220;Vedi Sole&#8221;, la voce del mio guardiano si fece sentire chiara e suadente. &#8220;Da quando l&#8217;hai sposato non ho mai permesso che ti toccasse e perdonami se ti ho provocato dolore.&#8221;</p><p>Allora non era colpa della gravidanza! Tutto iniziò finalmente ad avere un senso: dalla prima notte di nozze ogni sera a letto sentivo nausea, tosse, dolore lancinante se solo Vladimir mi sfiorava. </p><p>L&#8217;unico modo per stare meglio era tenerlo a distanza finché una sera, quando mi infilò una mano tra le cosce mentre dormivo, mi colse una potente crisi respiratoria. Mi sentii soffocare e per qualche ora non fui in grado di muovermi, da quella volta però lui non mi toccò mai più.</p><p>&#8220;Sei incredibile&#8221;, sorrisi con la faccia premuta sul cuscino; &#8220;intervieni sempre nel momento giusto ma non serve uccidermi per liberarmi da quel porco!&#8221;</p><p>&#8220;Te lo ho detto Sunshine, io vivo in simbiosi con te e la piccola ma dare segnali al tuo corpo è l&#8217;unico mio modo per proteggervi entrambe. Aiutami tu a capire il linguaggio umano! Io non so come comunicare in altro modo!&#8221;</p><p>&#8220;Chi cazzo sei&#8221;, mi spazientii; &#8220;come facciamo a comprenderci se neanche so con chi diavolo ho a che fare?&#8221;</p><p>Uno, due, tre, respira. Ancora una volta grazie al solito metodo riuscii a domare l&#8217;agitazione. &#8220;Tu sei entrato in me col seme del mio idolo&#8221;, ragionai ricordando i libri gialli che leggevo insieme alle mie amiche di Bugliano e all&#8217;ingenuo sogno di diventare investigatrice. &#8220;Sei arrivato quando ho fatto l&#8217;amore con lui&#8230;&#8221;</p><p>La bambina scalciò dentro di me e il cuore sembrò scoppiarmi. Respira, Sole, respira. Ancora una volta tornai con la mente alla lunga, calda, intensa notte di Londra: il concerto, lo sguardo del mio idolo su di me, l&#8217;auto di lusso che ci accompagnava in un elegante albergo dove rimanemmo sotto le lenzuola ad amarci fino al giorno dopo. &#8220;Dove sei, amore&#8221;, mi asciugai una lacrima; &#8220;perché non sei con me!&#8221;</p><p>&#8220;Perché ci sono io&#8221;, la creatura invisibile rispose immediatamente. &#8220;Io da tempo sono parte di lui, e ora anche di te. Anzi, di voi.&#8221;</p><p>Il giornale scandalistico giaceva sul tappeto di fronte al divano, con in bella mostra la foto del mio idolo abbracciato a un altro uomo. Un crudele promemoria di un destino che credevo ormai segnato. &#8220;Allora tu sei&#8230;&#8221; Nascosi il volto sul bracciolo del divano prima di continuare; &#8220;tu sei il virus dell&#8217;AIDS! Perché a me! A noi! Io&#8230; Io aspetto una bambina! Non voglio morire!&#8221;</p><p>&#8220;Calma sunshine&#8221;, ribatté la creatura invisibile; &#8220;non è come credi. Non sono qui per ucciderti. Io voglio solo essere parte della tua famiglia e imparare l&#8217;amore da te.&#8221;</p><p>&#8220;Questa è buona&#8221;, mi persi in un sorriso amaro e incredulo. &#8220;Sento i virus che parlano, sono pazza&#8230;&#8221;</p><p>Quando mi girai su un fianco e chiusi gli occhi, però, la bambina iniziò di nuovo a scalciare. Avevo imparato a conoscere ormai i messaggi del suo corpo e i suoi piedini riuscivano sempre a farmi rimanere vigile. &#8220;Lo vedi&#8221;, continuò la voce. &#8220;Io sto parlando con lei, lei si muove dentro di te, e tu parli con me. Siamo già una famiglia anche se non lo sai, sunshine!&#8221;</p><p>&#8220;NO&#8221;, diedi un pugno al cuscino del divano e mi alzai di scatto, avrei solo voluto scappare più lontano possibile ma Vladimir aveva chiuso la porta a chiave, come tutte le sere.</p><p>Non potevo uscire di casa né dal mio corpo fonte di vita per mia figlia, ma che presto l&#8217;avrebbe condannata a morte.</p><p>&#8220;Tu non hai colpa cucciola&#8221;, bisbigliai accarezzandomi il pancione, &#8220;sono io che ho fatto cazzate. Io, solo io&#8230; Ho perso la testa.&#8221; </p><p>Colpii la porta con un ginocchio, con l&#8217;unico risultato di provocarmi un intenso dolore che mi fece sbilanciare. &#8220;Ehi, mantieni la calma&#8221;, la voce del mio finto angelo custode mi chiamò ancora, affettuosa più che mai; era palese che mi capisse più di quanto io conoscessi me stessa, benché io non lo volessi ammettere.</p><p>“Sunshine, fermati,” mi supplicò. “Stai sprecando energie. Lo sai che non puoi scappare da me, io sono qui per restare.”</p><p>Quelle parole mi ferirono, mio malgrado, e mi voltai appoggiando la schiena alla porta. “Chi mai ti ha autorizzato a chiamarmi così,” parlai a labbra socchiuse nel vano tentativo di nascondere la paura. “Non sei mio amico e neanche il mio guardiano. Tu sei…”</p><p>“Il virus dell’AIDS,” completò la frase anticipandomi con un tono beffardo.</p><p>Feci un passo in avanti, col cuore che batteva come un tamburo. “Sì! Sei quello che mi sta uccidendo! Tu stai… stai per ammazzarci tutte e due. Tu sei una malattia bastarda e mortale vattene via dal mio corpo!”</p><p>“Sai che non posso,” la sua voce decisa quasi mi paralizzò. “Quindi per favore smetti di essere ostile e presentiamoci come si deve. Tu sei Maria Sole, io HIV.”</p><p>“HIV,” il nome uscì dalle mie labbra come fosse una formula magica pericolosa. “Cosa mi importa come ti chiami, non cambia la realtà!”</p><p>“Sole,” ribatté, con una calma spietata. “Anche se non mi vuoi non posso sopravvivere senza di te. E tu… noi possiamo condividere una vita più serena se smetti di trattarmi male.”</p><p>Mi coprii il volto con una mano, trattenendo il pianto. “Non ho intenzione di allearmi con te,” dissi con un filo di voce. “Non voglio accettarti. Io devo liberarmi di te. Ridammi la mia normalità, voglio vivere senza dover pensare ogni secondo a cosa mi succederà. Voglio…” Mi interruppi, le lacrime mi scendevano lungo le guance. “Vorrei solo vivere abbastanza per vedere mia figlia crescere.”</p><p>HIV rimase in silenzio per un attimo, poi la sua voce tornò, consolatoria e allo stesso tempo determinata più di prima. “Piantala di frignare e ascoltami bene, Sunshine. Uccidere te e la bambina farebbe morire anche me! Tu mi credi davvero così scemo?”</p><p>&#8220;Che cazzo ne so io&#8221;, sospirai lasciandomi cadere sul pavimento freddo, la porta a impedirmi di crollare all&#8217;indietro. Ero troppo stanca e spaventata per ragionare lucidamente su quella grottesca situazione: &#8220;Come posso fidarmi di un virus?&#8221;</p><p>“Lo imparerai con calma, Sunshine, diamoci il tempo di conoscerci l&#8217;un l&#8217;altro.”</p><p>Restai seduta con la testa appoggiata alle mani, la bambina che scalciava dentro di me. Mi era rimasta solo lei e a nessuno avrei mai permesso di sottometterci. </p><p>&#8220;Mia piccola Speranza&#8221;, di nuovo parlai toccandomi il ventre ma una tremenda fitta mi fece piegare in due dal dolore. &#8220;In che mondo ti faccio nascere amore mio!&#8221; </p><p>Che strano, fino ad allora non le avevo mai dato un nome! La chiamavo sempre piccola, tesoro, cucciola. Quella però fu la prima volta in cui la associai a una vera identità. Speranza. Gioia. Iniziai a pronunciare nomi propiziatori ma i dolori aumentavano. &#8220;Sta per nascere e io sono sola&#8221;, piansi in preda al panico. &#8220;Aiuto!&#8221;</p><p>&#8220;Sono qui io&#8221;, il virus parlò di nuovo. &#8220;Lo vedi che hai bisogno di me? Stai calma Sunshine, respira. Tutto a posto.&#8221;</p><p>In effetti mi sembrò che le sue parole avessero alleviato il dolore lancinante che provavo, così mi stesi a terra malgrado il pavimento fosse tanto scomodo. </p><p>&#8220;Sono distrutta&#8221;, sospirai. &#8220;Aiutami a dormire, HIV, sempre se Speranza non decide di nascere adesso.&#8221;</p><p>Un&#8217;altra contrazione più forte delle precedenti, che mi costrinse in posizione fetale sul freddo marmo.</p><p>&#8220;Il nome, Sole! Non mi piace! Se la chiami Speranza o Gioia le porti male.&#8221;</p><p>Un virus parlante e anche superstizioso? E io, sola al mondo, dovevo contare su di lui come mio unico alleato. &#8220;Sarà meglio che mi aiuti a dormire&#8221;, replicai esasperata. &#8220;Poi al nome pensiamo domani.&#8221;</p><p>&#8220;Pensiamo&#8221;, parlavo di lui come fosse partecipe della mia vita da sempre. Senza accorgermene, già gli stavo offrendo più confidenza di quanta volessi veramente dargli. </p><p>&#8220;Dormire qui davanti alla porta? Non te lo lascio fare, torna sul divano! Sei incinta ed è meglio che tu stia sul morbido!&#8221; Incredibile come idea, un virus si stava preoccupando per me più di quanto facesse mio marito.</p><div class=\"wp-block-group has-global-padding is-layout-constrained wp-block-group-is-layout-constrained\"><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div><hr class=\"wp-block-separator has-text-color has-custom-verde-color has-alpha-channel-opacity has-custom-verde-background-color has-background\"/><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div></div><h2 class=\"wp-block-heading\">La parola chiave</h2><p>Sprofondai con la testa nel cuscino, la mente preda di mille pensieri. Vladimir russava forte dall’altra parte della casa e io sapevo che almeno per qualche ora avrebbe continuato a dormire.</p><p>Avevo chiuso gli occhi da poco e già stavo sognando la magica notte col mio idolo, quando il virus mi fece svegliare di soprassalto. “Ehi, Sunshine! Smetti di sognare! Ho una proposta”, in quell&#8217;attimo ebbi la sensazione che il mio cervello si liberasse da ogni pensiero negativo. &#8220;Riuniamoci a lui, Sole. Ora o mai più.&#8221;</p><p>&#8220;Se nemmeno so dove sta&#8221;, con gli occhi ancora intorpiditi dal sonno cercai di raccogliere le idee; &#8220;tu cosa&#8230; cosa sai di lui?&#8221;</p><p>&#8220;Che è in pericolo&#8221;, disse HIV senza mezzi termini. &#8220;Ce l&#8217;ha con me e finge di non sentirmi. Però magari se tu&#8230;&#8221;</p><p>A quell&#8217;eventualità non avevo pensato: il mio amato evitava di scrivermi, per proteggermi? &#8220;Dimmi qualcosa HIV! Dimmi dov&#8217;è! Parla con lui! Digli che sono incinta&#8230; Ti prego!&#8221;</p><p>&#8220;E come faccio se non mi vuole&#8221;, il virus per la prima volta sembrò in difficoltà. &#8220;Io non posso intervenire nei conflitti tra umani. Parla col suo Gifter, penserà lui a dirgli di noi e la bambina.&#8221;</p><p>&#8220;Il suo, il suo che?&#8221; Mi girai di lato, posando ancora gli occhi sul giornale scandalistico abbandonato a terra. &#8220;Se intendi questo&#8221;, indicai la foto dell&#8217;uomo abbracciato al mio amore; &#8220;è morto. Ti riferisci a lui?&#8221;</p><p>HIV non rispose e la sua parola cominciò a martellarmi in testa seguendo i battiti veloci del mio cuore. Gifter, Gifter, Gifter. L&#8217;avevo già sentita, ma dove? </p><p>Rimasi prona sul divano, il silenzio rotto solo da Vladimir che russava forte. Ma a un tratto udii una macchina passare in distanza con la musica ad alto volume e riconobbi immediatamente la canzone. Com&#8217;era possibile, a San Pietroburgo, tenere la radio così alta di notte! Con un pezzo del genere, poi.</p><p>&#8220;Ballade pour Adeline&#8221;, quante volte l&#8217;aveva suonata al pianoforte uno dei miei più cari amici. </p><p>L&#8217;automobile se ne andò in pochi secondi ma la musica continuò a suonarmi nelle orecchie! &#8220;Quanto vorrei avere una radio&#8221;, esclamai; &#8220;me l&#8217;ha sequestrata Vladimir appena siamo arrivati qua.&#8221;</p><p>&#8220;Lascia perdere!&#8221; intimò il virus, &#8220;e concentrati sull&#8217;indizio che ti ho dato!&#8221;</p><p>Ballade Pour Adeline suonò ancora più forte dentro di me quasi come provenisse dal divano! Ebbi l&#8217;impressione di tornare a Bugliano nel negozio del mio amico <a href=\"https://plusbrothers.net/person/beniamino-la-scala/\" data-type=\"person\" data-id=\"32366\">Beniamino</a>, e che lui eseguisse al pianoforte quel brano da me tanto amato. </p><p>Ricordai il nostro addio <a href=\"https://plusbrothers.net/maria-sole-01-matrimonio/\" data-type=\"post\" data-id=\"31960\">la settimana prima di sposarmi</a>, quando abbracciò le mie due amiche gemelle: &#8220;siete ancora più unite di prima, dal legame biologico acquisito dopo il concerto.&#8221;</p><p>Io, loro due, mio fratello e un&#8217;altra amica avevamo avvicinato il nostro idolo ma fino a quel momento vivevo nell&#8217;illusione di essere stata l&#8217;unica ad averci condiviso il letto. </p><p>&#8220;Oh mio Dio&#8221;, mi sforzai di tradurre in parole la mia paura. &#8220;Tu, HIV! La rockstar ti ha fatto girare per tutto il mio gruppo di amici? Ma come ha potuto&#8230;&#8221;</p><p>&#8220;Siamo una grande famiglia&#8221;, il virus raccontò come fosse la condizione più naturale del mondo. &#8220;Benny mi ha trasmesso al tuo amore, che poi l&#8217;ha passato a te e gli altri. Ma se non fosse per Gifter Benny&#8230;&#8221;</p><p>Allora io e i miei amici non eravamo gli unici a vivere col virus, chissà come HIV si comporta con gli altri? Ma ripensando al passato sciolsi ogni dubbio. </p><p>Spesso e volentieri quando frequentavo il negozio per sentire musica, vedevo Beniamino trattare i clienti adulti con un particolare occhio di riguardo; lo chiamavano &#8220;Gifter Benny&#8221;, o solo &#8220;Gifter&#8221; e guai se noi ragazzini usavamo quell&#8217;appellativo anche come semplice burla!</p><p>Una scena uguale accadde la famigerata sera del concerto: Beniamino abbracciò l&#8217;autista che lo chiamò &#8220;Gifter&#8221; davanti a me e alla rockstar, quando salii in macchina però si limitò a un breve saluto e se ne andò via di corsa. Non ebbi mai più il coraggio di chiedergli spiegazioni.</p><p>&#8220;Gifter Benny&#8221;, continuò il virus. &#8220;Se glielo chiederai, parlerà al tuo uomo. Non ho dubbi.&#8221;</p><p>Il telefono a muro appeso vicino alla porta era una tentazione fortissima, ma il russare di Vladimir bastò a farmi desistere. era vietato chiamare a casa, figurarsi gli amici! </p><div class=\"wp-block-group has-global-padding is-layout-constrained wp-block-group-is-layout-constrained\"><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div><hr class=\"wp-block-separator has-text-color has-custom-verde-color has-alpha-channel-opacity has-custom-verde-background-color has-background\"/><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div></div><h2 class=\"wp-block-heading\">La lettera</h2><p>Accanto al telefono però giaceva abbandonato un blocchetto di fogli bianchi e una penna. &#8220;Io scriverei al mio uomo, HIV, e manderei la lettera a Benny. Ma se poi non gliela consegna?&#8221;</p><p>“Non farti problemi in anticipo,” replicò il virus. “Scrivere ti aiuterà a capire chi sei, chi siamo.”</p><p>Esitai, poi afferrai il blocchetto e strappai un foglio; me lo appoggiai sul pancione, come a voler consentire alla bambina un dialogo spirituale con suo padre. </p><p>La luce elettrica avrebbe sicuramente svegliato Vladimir, così recuperai una candela da un cassetto e l&#8217;accesi; le mani sicure, lo sguardo vivo, sentii la presenza del virus come una nuova forza che mi spinse a dare un calcio al giornale scandalistico finché sparì sotto il divano.</p><p>Senza più alcuna distrazione raggiunsi il tavolo della cucina e mi sedetti, la penna ben stretta in mano. </p><p>&#8220;Caro amore mio&#8221;, iniziai a scrivere; mi accorsi che le parole venivano naturali, come se lui fosse davanti a me. Trattenni una lacrima.</p><blockquote class=\"wp-block-quote is-layout-flow wp-block-quote-is-layout-flow\"><p><em>Forse non dovrei scriverti, tu hai di sicuro la tua vita e io sono solo un ricordo sbiadito; ma sento che se rinuncio a questa lettera, me ne pentirò per sempre.</em></p><p><em>Ho bisogno di parlarti, </em>devo dirti ciò che sto vivendo. Sai amore, anche una cosa bella diventa un peso se non la condividi con chi ami.</p></blockquote><p>“Vai avanti, Sole. Scrivi. Ti sto ascoltando”, il virus si accorse delle mie lacrime e volle palesarsi per farmi coraggio. </p><p>Mi strinsi nel mio pigiama sgualcito, unico ricordo della mia patria, e continuai a scrivere.</p><blockquote class=\"wp-block-quote is-layout-flow wp-block-quote-is-layout-flow\"><p><em>Ricordi la nostra magica notte al concerto? Quando eri sul palco i nostri occhi si sono incontrati per la prima volta e ho capito che eravamo fatti uno per l&#8217;altra.</em></p><p>Poi fuori, davanti ai tuoi fan invidiosi, neanche li guardavi e io ero salita nella tua macchina. Il tuo autista era gentilissimo, ma per me si era fermato il mondo! Esistevi, esisti, solo tu.</p><p><em>Quando siamo entrati nella stanza d&#8217;albergo e mi hai stretta fra le braccia, mi sono sentita </em>amata per la prima volta. al sicuro come non lo ero mai stata. Sei l&#8217;unico uomo che mi abbia mai voluto bene davvero, io ne sono certa.</p><p><em>Adesso però sono spaventata, amore. Ho tanta paura per me e per lei&#8230;</em></p></blockquote><p>Mi bloccai, gli occhi ormai gonfi di pianto; girai il capo da un lato per evitare di bagnare il foglio e rimasi ferma a singhiozzare qualche minuto. </p><p>“Perché ti sei fermata?” mi chiese il virus, con un tono che non ammetteva obiezioni. “Così la paura ti dominerà! Non permetterle di comandarti, mia piccola Sunshine.”</p><p>Con mani tremanti afferrai di nuovo la penna e me la girai fra pollice e indice. Uno, due, tre, respira. Qualche secondo di esercizio e i singhiozzi finalmente si placarono. </p><blockquote class=\"wp-block-quote is-layout-flow wp-block-quote-is-layout-flow\"><p><em>Sono incinta, amore della mia vita. Aspettiamo una bambina, il nostro miracolo ma anche la mia più grande paura.</em></p><p><em>Il mondo è crudele e già ancora prima di vederla nascere, credo di non saperla proteggere abbastanza. </em></p><p><em>Ho scoperto di avere… un terzo incomodo che è entrato insieme a te, quella notte. Qualcosa che è parte di te e di me. </em></p><p>Come faccio a spiegarti, amore, sei lontano, io&#8230; non so come dirtelo. Tu me lo hai dato ma io non posso odiarti, non riesco. Ma non posso perdonarmi perché anche la bambina&#8230;</p><p>Non so cosa accadrà mio caro e se mai leggerai queste righe, ma non togliermi la speranza che un giorno verrai a vederla. La nostra piccola sarà la gioia mia e del suo papà. Con amore, tua Sunshine. </p></blockquote><p>Quando posai la penna mi resi conto che la candela si era consumata quasi del tutto, e nei suoi ultimi spiragli di luce piegai la lettera per infilarla in una busta che mi nascosi nel pigiama. </p><p>&#8220;E adesso come la mando a Benny! Devo per forza darla a Vladimir o a suo nipote.&#8221;</p><p>Il virus rimase in silenzio per qualche istante ma quando parlò di nuovo, la sua voce sembrò spaventata più di me. “Sei sicura? Se finisce nelle mani di un negativo non potrò più aiutare te, né la nostra piccola.”</p><p>&#8220;Mi hai detto di non toccare Vladimir, sì. Ma cosa intendi per negativi, spiegami!&#8221;</p><p>&#8220;Quanto sei testarda&#8221;, la risposta di HIV fu un misto fra affetto e sconforto; &#8220;un umano positivo è sotto il mio controllo. Ma i negativi? Come anticipo le loro azioni se non sto nel loro sangue? Sole! Ti prego! Non li devi toccare!&#8221;</p><p>&#8220;Va bene, virus. Sì.&#8221; Gli diedi una risposta di circostanza, cosciente che appena possibile avrei ignorato le sue raccomandazioni. Non avevo scelta. </p><p>Con la busta sotto il cuscino chiusi gli occhi e mi addormentai, molto più tranquilla. Sapevo di aver preso la migliore decisione per me e la mia piccola, che sprofondò nel sonno dentro di me.</p><div class=\"wp-block-group has-global-padding is-layout-constrained wp-block-group-is-layout-constrained\"><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div><hr class=\"wp-block-separator has-text-color has-custom-verde-color has-alpha-channel-opacity has-custom-verde-background-color has-background\"/><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div></div><h2 class=\"wp-block-heading\">Adrian, un favore!</h2><p>La mattina seguente, quando Adrian arrivò per portare i giornali, mi affrettai ad aprirgli la porta; la busta era nascosta fra i miei seni, al sicuro, dove a nessuno avrei permesso di toccare. </p><p>&#8220;Ciao, Sole&#8221;, bisbigliò lui allungando la mano. Io però feci due passi indietro per non toccarlo. &#8220;Lo zio dorme?&#8221;</p><p>&#8220;Più del solito. Ieri sera ha bevuto tre bottiglie!&#8221; Restammo a pochi passi uno dall&#8217;altra, la porta socchiusa e Vladimir che ancora non accennava a svegliarsi. </p><p>&#8220;Dai fammi entrare&#8221;, disse Adrian sbrigativo; &#8220;sta venendo dentro un freddo tagliente.&#8221;</p><p>Sempre cercando di non toccargli la mano afferrai i giornali e me li appoggiai accanto ai piedi. </p><p>&#8220;Glieli do io a Vlad, però vorrei chiederti un favore. Grosso. Ho una lettera e dovrei spedirla.&#8221;</p><p>Presi la busta e allungai la mano verso di lui che la afferrò in punta di dita. </p><p>&#8220;Oh, Bugliano!&#8221; esclamò fissando l&#8217;indirizzo. &#8220;Musica intorno! Il gestore di quel negozio è un bel tipo, lo conosco bene. Gliela mando io! Contaci!&#8221;</p><p>Lo ringraziai, ma un intenso bruciore alla gola quasi mi fece tossire e io trattenni il respiro. </p><p>“Oh no! Sicura di star bene, Sole? Hai l’aria di chi non dorme da giorni.”</p><p>“Sì,” mentii, indietreggiando ancora mentre lui provava a toccarmi una spalla. “Sto bene. Vai, per favore. E nessuno deve sapere di questa lettera, intesi?”</p><p>&#8220;Figurati! Affare fatto! Io l&#8217;anno prossimo farò l&#8217;università lì a Bugliano quindi conta su di me.&#8221;</p><p>&#8220;Grazie, ma ti prego adesso vai!&#8221;</p><p>Adrian infilò la lettera nella sua borsa e si allontanò, lasciandomi sola nel corridoio.</p><div class=\"wp-block-group has-global-padding is-layout-constrained wp-block-group-is-layout-constrained\"><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div><hr class=\"wp-block-separator has-text-color has-custom-verde-color has-alpha-channel-opacity has-custom-verde-background-color has-background\"/><div style=\"height:50px\" aria-hidden=\"true\" class=\"wp-block-spacer\"></div></div><h2 class=\"wp-block-heading\">La paura di HIV</h2><p>&#8220;Sunshine! Che cazzo hai fatto!&#8221; Mentre il virus mi parlava arrabbiato avvertii dolore in tutto il corpo: mal di schiena, di gola, ancora la fitta lancinante al ventre. &#8220;Neanche ti rendi conto del guaio in cui ti sei messa! Come facciamo adesso!&#8221;</p><p>&#8220;Non ho avuto&#8230; Non ho avuto scelta! HIV! Mi fai paura così!&#8221;</p><p>“Sole, ascoltami. I negativi sono un problema enorme e non hanno diritto di conoscere la nostra vita. Spero che niente succeda ma in questa condizione non sono più in grado di proteggerti.”</p><p>Mi voltai, colpita da quelle parole. “Loro? Di che stai parlando? Perché odi chi non vive in simbiosi con te?”</p><p>“Non posso dirtelo,” rispose, la voce improvvisamente lontana. “Non ora. Ma ti prego, non farlo mai più. Promettimi che non diventerai mai amica di un negativo.”</p><p>“Come si può vivere così,” protestai. “Non posso fidarmi solo di te. Ti sembra vita, questa?”</p><p>“Io farò del mio meglio,” rispose, più calmo. “Ma potrebbe accadere che&#8230;”</p><p>&#8220;Cosa&#8221;, mi tenni il pancione con le mani in preda all&#8217;ennesima contrazione. </p><p>&#8220;Il guaio che hai fatto, Sole. Potrebbe costringermi a scegliere se salvare te o lei.&#8221;</p><p>&#8220;Lei&#8230; Lei&#8230;&#8221;, Più che una parola ragionata fu un suono istintivo a uscirmi dalle labbra, in quell&#8217;attimo non mi resi conto di aver deciso il mio destino. </p><p>Il silenzio calò nella stanza, interrotto solo dal russare di Vladimir ancora profondamente addormentato sul suo letto e io mi lasciai cadere di nuovo sulla sedia, il dolore al ventre ormai insopportabile.</p><p>&#8220;HIV&#8221;, ormai dalle mie labbra uscì solo un lamento strozzato. &#8220;Sei con me?&#8221;</p><p>&#8220;Sì, sono qui Sunshine. Sì. Dove vuoi che vada!&#8221;</p><p>&#8220;Sto male&#8230; aiuto &#8230; sta per nascere.&#8221;</p><p>&#8220;Provo ad aiutarti!&#8221; La sua voce risuonò emozionata, probabilmente angosciata allo stesso tempo. &#8220;Spero di farcela.&#8221;</p><p>I dolori si calmarono, giusto il tempo di tornare a stendermi sul divano; ero tranquilla, ancora il mio corpo non dava segnali diversi da quel dolore che andava e veniva.</p><p>&#8220;Forza Sunshine, mettiamocela tutta. Crediamo nella nostra simbiosi!&#8221;</p>" }, "name": "Maria Sole 03: Simbiosi", "nameMap": { "it": "Maria Sole 03: Simbiosi" }, "published": "2024-11-18T00:46:11Z", "summary": "<p>Finalmente Maria Sole scopre chi sia la voce misteriosa che le parla: qualcuno vive in simbiosi con lei e la sua bambina&#8230;</p>\n", "summaryMap": { "it": "<p>Finalmente Maria Sole scopre chi sia la voce misteriosa che le parla: qualcuno vive in simbiosi con lei e la sua bambina&#8230;</p>\n" }, "tag": [ { "type": "Hashtag", "href": "https://plusbrothers.net/tag/scrittura/", "name": "#scrittura" } ], "updated": "2024-11-19T09:10:22Z", "url": "https://plusbrothers.net/maria-sole-03-simbiosi/", "to": [ "https://www.w3.org/ns/activitystreams#Public" ], "cc": [ "https://plusbrothers.net/wp-json/activitypub/1.0/actors/1/followers" ], "replies": { "id": "https://plusbrothers.net/wp-json/activitypub/1.0/posts/35750/replies", "type": "Collection", "first": { "id": "https://plusbrothers.net/wp-json/activitypub/1.0/posts/35750/replies?page=0", "type": "CollectionPage", "partOf": "https://plusbrothers.net/wp-json/activitypub/1.0/posts/35750/replies", "items": [] } }, "sensitive": false }